“Se non saranno fatti interventi strutturali c’è il serio rischio di perdere l’allevamento in laguna e, con esso, il marchio DOP, per il quale abbiamo lavorato duramente in questi anni”. Esterma tutta la preoccupazione Paolo Mancin, presidente del Consorzio Tutela Cozza di Scardovari DOP. Anche la campagna dei mitili risente dei cambiamenti climatici : “Abbiamo appena cominciato con quelle normali – spiega Mancin- , la produzione della cozza DOP, sarà a fine maggio. Purtoppo le condizioni ambientali non sono più idonee per la crescita del prodotto. La Cozza di Scardovari DOP deve avere all’interno una percentuale della parte edibile del 25%, ma mancando il riciclo dell’acqua in laguna, si hanno pochi nutrienti nel periodo primaverile e in attesa della sua crescita, a giugno le temperature arrivano a 30 grandi limite vitale dei molluschi.”. La laguna di Scardovari è rimasta una delle poche in Italia nelle quali si producano cozze di qualità.

L’ultimo report della Regione ha confermato che la stragrande produzione di molluschicoltur avviene proprio nel Delta del Po, con il 77% di produzione di vongole, l’88% di cozze. “A maggior ragione sarebbero necessari i lavori di miglioramento – puntualizza – Mancin- Gli ultimi relevanti risalgono al 1997, vent’anni fa. Da allora si sono fatti soltanto interventi tampone che non vanno a migliorare le dinamiche idrauliche. Tra l’altro ci sono i progetti già depositati, ma che non ancora finanziati”. Sono 300 i produttori di cozze in quest’area, nel 2016 su 28mila quintali di DOP erano 130.

Fonte: Il Gazzettino di Rovigo